UN POLITICO CON LA P MAIUSCOLA

Il 16 marzo del 1978 veniva rapito il presidente della DC, Aldo Moro.Aldo Moro di ritorno dagli Stati Uniti, confidò a sua moglie, che Henry Kissinger lo condannò a morte.È probabile che il guerrafondaio apolide, conosceva molto bene il retaggio culturale di Aldo Moro.«La razza è l'elemento biologico che, creando particolari affinità, condiziona l'individuazione del settore particolare della esperienza sociale, che è il primo elemento discriminativo della particolarità dello Stato» Aldo Moro.Il giudizio di Moro espresso proprio sul giornale della Fuci, sulla universalità del Fascismo: «Nella sua intrinseca, direi, razionale capacità di dominare tutte le situazione storiche, in quanto atta a soddisfare tutte le esigenze che esse presentano alla formula politica e che debbono essere tutte sistematicamente soddisfatte». Scrive espressamente su Azione Fucina: «Possiamo dire che servire la Patria in armi è un grande momento di vita». spesso anche in suoi articoli, quali "ora decisiva per l'Italia" (termine analogo a quella usata da Mussolini nel celebre discorso annunciante la guerra a Francia ed Inghilterra); "vittoria fascista" e "fare il proprio dovere" o "il dovere dell'ora".Egli partecipa volontariamente, essendo fra i migliori studenti dell'Università, alle massime manifestazioni culturali del mondo studentesco di allora, ovvero i famosi "Littoriali dello sport, della cultura, dell'arte e del lavoro", gestiti perifericamente dalle federazioni provinciali del Partito Nazionale Fascista (Pnf), tramite i nuclei universitari dei Giovani Universitari Fascisti (Guf), al centro dalla segreteria del Pnf di concerto peraltro con la "Scuola di Mistica Fascista".
Pace a l'anima di Aldo Moro, un politico con la P maiuscola, uno statista coraggioso, un patriota, nulla a che vedere e spartire con la maggior parte dei politici attuali, avvezzi all'utilizzo dei partiti e della politica, per personalissime arrampicate sociali.

Emilio Giuliana